Parliamo di Pet Therapy


Oggi ho il piacere di ospitare Claudio Artale, tecnico e conduttore di Pet Therapy, accreditato dal Cns Libertas – Fisc Piemonte. Cercheremo di capire con lui in cosa consiste questa disciplina e in quali casi può rivelarsi utile.

Ciao Claudio, vuoi spiegarci cos’è la Pet Therapy?

Il termine Pet therapy indica una complessa serie di utilizzi del rapporto uomo-animale in campo medico, psicologico ed educativo. L’obiettivo di queste tecniche è di migliorare la qualità della vita di alcune categorie di persone, ovvero di aumentare per mezzo dell’animale lo stato generale di benessere. Ad esempio gli anziani o i malati terminali soffrono spesso a causa della solitudine e un animale offre in questo caso amicizia e compagnia, spesso è fonte di allegria e stimola al gioco. Al termine Pet Therapy si preferisce Attività Assistite da Animali che possono essere di tipo ludico-ricreative, educative o terapie vere e proprie, in cui l’animale gioca il ruolo di co-terapeuta nel processo di guarigione. La leva utilizzata è sempre la stessa: l’animale svolge il ruolo di “mediatore emozionale”, catalizza l’attenzione su di sé e stimola naturalmente l’assistito al dialogo, ad aprirsi e a produrre comportamenti nei suoi confronti. Prendersi cura di un animale, che nel contesto domestico non è in grado di soddisfare autonomamente alcune delle sue necessità primarie come bere e mangiare, aiuta a prendere coscienza del bisogno che si ha di affidarsi a qualcun’altro, quindi predispone a farsi aiutare e ad essere solidali e collaborativi.

Da quanto tempo te ne occupi e come ti sei avvicinato a questa disciplina?

Le mie prime esperienze in ambito cinofilo risalgono a 4 anni fa e sono legate alla pratica dell’agility dog. E’ stata mia istruttrice per questa disciplina sportiva Susanna Coletto, una delle figure di maggior spicco per la Pet Therapy in Piemonte. L’intersezione tra pratica dello sport e intervento in ambito socio-assistenziale, è data da quei valori educativi di cui lo sport si fa portatore, come mezzo di aggregazione sociale. Se spogliamo l’agility dog dei suo contenuti agonistici, liberandola da un logica strettamente performativa, facendo emergere la sua valenza ludica, ecco che questo sport diventa adatto anche a chi vive un disagio di tipo relazionale o ha scarsa autostima. Susanna Coletto, in virtù di questi presupposti, ha inventato la Special Agility: una versione adattata del gioco, resa accessibile a persone con disabilità fisica o intellettiva. Mi sono avvicinato prima a questo ambito di intervento e poi negli ultimi 2 anni ho approfondito più specifiche tecniche di Pet Therapy.

Quando è consigliabile la Pet Therapy? Si fa solo con l’ausilio di cani?

A mio giudizio, la Pet Therapy è consigliata soprattutto per utenti che vivono un disagio psicologico legato alla sfera relazionale ed emotiva o sono inclini alla depressione oppure ancora che palesano disturbi dello sviluppo come ritardo mentale, autismo, sindrome di Down, deficit di attenzione o problemi di apprendimento. Le attività non vengono svolte solo con l’assistenza di cani ma anche di altri animali da compagnia. Esistono l’onoterapia  e l’ippoterapia (rispettivamente svolte con l’ausilio di asini o cavalli) ma, in generale, la Pet Therapy può essere fatta con qualsiasi animale che sia in grado di suscitare emozione e stimolare l’affettività. E’ certo però che il cane ha qualcosa in più, soprattutto perché l’attività viene svolta con soggetti che, non soltanto tollerino in maniera passiva l’evento relazionale e che si lascino semplicemente accarezzare, ma che desiderino e sappiano interagire attivamente con l’uomo: quindi che ricerchino il contatto fisico, piuttosto che sopportarlo semplicemente. Quindi il cane da Pet Therapy (ma questo è vero per qualsiasi specie animale) non è di una razza specifica, ma è un individuo particolare che abbia doti naturali adeguate.

Ci sono casi in cui è controindicata?

Non ci sono casi in cui la Pet Therapy sia controindicata, fermo restando che vada scelto il cane giusto per un certo intervento, in termini di taglia e temperamento più o meno vivace e anche predilezione dell’utente. Vero è che, se il paziente dimostra diffidenza fino anche a paura nei confronti del cane, difficilmente gli obiettivi che ci si prefigge potranno essere centrati. A volte però paura e diffidenza dissimulano disagi d’altra natura e spesso quello che esprime l’utente non è veramente quello sente nei confronti del cane.

Vuoi parlarci un po’ dell’associazione presso la quale lavori?

Il gruppo di cui faccio parte si chiama D.U.Z. che è l’acronimo di “diamoci una zampa“. Siamo un’equipe composta da psicologi, educatori professionali, veterinari e professionisti nell’ambito dell’educazione e dell’addestramento cinofilo. Il gruppo segue progetti in ambito provinciale e regionale presso privati o enti come scuole, comunità e case di cura.

Cosa si deve fare per poter accedere alla Pet Therapy?

Per accedere a progetti di Pet Therapy per il momento non è possibile rivolgersi direttamente alle ASL ma è necessario contattare privatamente il Gruppo D.U.Z. o altre associazioni attive.

Chi si trovasse in Piemonte e fosse indirizzato alla Pet Therapy da uno psicoterapeuta, un medico o altre figure professionali preposte come può contattarti?

Semplicissimo, vi lascio i miei recapiti:
Claudio Artale – cell. 338.6998731
Gruppo Duz – www.diamociunazampa.org

Ringrazio moltissimo Claudio per il suo intervento di oggi. Rimaniamo entrambi a vostra disposizione  per eventuali domande o richieste.

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