Qualche giorno fa ho scritto un messaggio ad un’amica neomamma per congratularmi e chiederle come andava la nuova esperienza da genitore. Ecco qual è stata la sua risposta.
Non è per niente facile… In queste circostanze è d’obbligo dire che tutto è bellissimo e meraviglioso. Io in realtà mi sento spesso triste e inadeguata, perché non è vero che tutte le donne sanno che cosa fare, che tutte hanno il proverbiale istinto materno. Il dopo parto è uno sclero perché ho continui sbalzi d’umore, ho il ferro ai minimi storici, una caterva di punti per cui non riesco a stare né in piedi né seduta. E la bimba piange spesso di giorno e di notte e quel pianto ininterrotto ti martella il cervello.
Ecco, per una volta volevo rispondere con sincerità alla domanda “com’è essere mamma?”.
Ho trovato questo messaggio di una verità disarmante e ho pensato di condividerlo con voi perché magari altre neomamme si sentono o si sono sentite come la mia amica e vogliono offrire la loro testimonianza.
Come psicoterapeuta posso innanzitutto dire che questo stato d’animo è piuttosto frequente dopo il parto e le mamme non devono sentirsi strane o “anormali” per questo. L’umore instabile, la voglia di piangere, l’irritabilità sono dovuti sicuramente allo sconvolgimento ormonale ma anche all’impatto con una nuova grande responsabilità.
Per nove mesi il bimbo è rimasto nel ventre materno, adesso è lì nella sua culla e richiede continue attenzioni e cure (ad ogni ora del giorno e della notte). I nuovi ritmi cui la madre è sottoposta sono fonte di grande stress e il morale inevitabilmente ne risente.
Quando una neomamma si trova a vivere queste emozioni può sentirsi inadeguata, specie se il parentado e gli amici intorno a lei la “travolgono” con la loro comprensibile euforia. Proprio per questo motivo sarebbe consigliabile un periodo di tranquillità per i genitori, un momento in cui metabolizzare la nuova vita a tre senza interferenze (se pur benevole) esterne.
Ma veniamo ad un altro tema importante: l’istinto materno. A volte viene confuso con la capacità di sapere esattamente cosa fare con il neonato, qualsiasi cosa accada. Pura utopia.
L’istinto materno ha una componente biologica perché tutti i mammiferi hanno l’istinto di proteggere i loro cuccioli. Ma esiste anche una componente che si attiva proprio grazie all’esperienza diretta con il proprio piccolo.
Il mestiere di genitore è il più difficile del mondo e si fonda su un rapporto di conoscenza (quello con il figlio) che nasce, cresce e inevitabilmente si modifica nel corso degli anni. Quando una donna “incontra” per la prima volta il proprio bimbo può provare gioia ma anche paura e angoscia perché quest’esserino dipende totalmente da lei…proprio lei che a volte non sa come consolare il suo pianto disperato. E’ necessario del tempo: tempo perché madre e figlio si conoscano e riconoscano reciprocamente, perché l’adulto impari il linguaggio del neonato e si sintonizzi con lui. E non è detto che tutto ciò sia automatico.
Possiamo dunque dire che l’istinto materno altro non è che un dialogo tra madre e figlio, due soggetti che attraverso prove ed errori, incomprensioni e insuccessi, instaurano un rapporto unico e speciale.
Il messaggio che rivolgo alle neomamme è dunque quello di non allarmarsi se i primi momenti con il proprio bambino non sono idilliaci. Parlatene con il vostro compagno, non tenetevi tutto dentro. Il disagio che sentite è più frequente di quanto non possiate immaginare.
Vi invito ad aprire un piccolo forum qui sul blog: mi farebbe piacere se voleste condividere le vostre esperienze e i vostri stati d’animo. Vi aspetto numerose!
L’esperienza della tua amica è certamente comune a molte donne e le sue parole dovrebbero far riflettere chi lavora nell’ambito della perinatalità. Si punta molto su “pre-parto”, ma la verità è che la donna è lasciata sola nel “post-partum”. Spesso una primipara pensa al parto come “il problema”: la verità è che le difficoltà vengono dopo. Davvero quello tra genitore e figlio è un dialogo continuo di crescita per entrambi e si costruisce ogni giorno. I bisogni di un bambino sono tanti e invece spesso si pensa che un neonato dorma, pianga un po’ e mangi…in realtà fa tantissime cose, è già molto competente e se le mamme venissero aiutate a comprendere questo linguaggio forse sarebbe un filino più semplice…Inoltre, i primi 40 gg dopo il parto sono estremamente delicati e importanti sul piano biologico, relazionale e psicologico e non è un caso se in molte culture le donne in quel periodo vengono aiutate molto nelle faccende domestiche e altro in modo tale che possano dedicarsi unicamente al piccolo. Nella nostra società invece, e purtroppo, l’aiuto che si dà si concretizza in consigli spesso frutto di pregiudizi e dicerie. C’è ancora molto da lavorare…e soprattutto ci sono ancora molte madri da “ascoltare”…
Grazie per la riflessione Francesca…
Condivido in pieno e mi auguro che davvero si recuperi la dovuta attenzione per il post partum.
Le mamme si sentono spesso sole e sbagliate perché non esistono sufficienti spazi per confrontarsi sul turbinio di emozioni che attraversano i momenti successivi alla nascita.
Magari questo e altri blog possono dare un piccolo contributo…
Non dimentichiamoci anche di dare sostegno ai padri ,i figli si fanno in due
Ottima riflessione Ambrogio…parleremo anche dei papà. Se vorrà condividere la sua esperienza, non potremo che esserne lieti!