Il corpo non mente

Spesso pensiamo al corpo e alla mente come ad entità separate, che non comunicano tra di loro. Trascuriamo invece quanto siano interconnesse e si influenzino vicendevolmente.

Alcune espressioni della nostra lingua ne descrivono in maniera emblematica il legame. Pensiamo a modidi dire quali: avere i nervi a fior di pelle (per indicare rabbia), non stare più nella pelle (impazienza, eccitazione), avere un travaso di bile (collera), farci il callo (abituarsi ad una particolare situazione) e così via… Se riusciremo a tenere ben presente questo legame, potremo valutare in modo diverso le patologie che affliggono il nostro corpo. Esse vanno trattate esclusivamente come nemici da combattere o possono intendersi come espressione di una parte di noi inascoltata?

La malattia va considerata un messaggio, una comunicazione. Essa, in senso puramente letterale, avvisa l’individuo che qualcosa non va in quell’area specifica o in apparati ad essa collegati. In senso simbolico ci invita a riflettere sul perchè è stata colpita proprio quell’area. Cosa simboleggia? La malattia non è separata dall’uomo, ma è un evento che ha un suo significato particolare solo se viene collegato alla specifica realtà di chi la sta vivendo. Non si tratta di un’aggressione proveniente dal mondo esterno o qualcosa che insorge dal nulla, ma è il risultato di un lungo percorso sotterraneo; è da considerarsi come una suggeritrice preziosa del fatto che un equilibrio dentro di noi si è incrinato, quasi a nostra insaputa, e segnala che occorre andare al di là dei simboli per cercare quel mattone delle fondamenta che spezzandosi rischia di provocare il crollo dell’intero edificio.

Cosa si intende per somatizzazione? Con questo termine si individua proprio lo spostamento di un disagio psicologico sul corpo, corpo che diventa teatro di un disagio altrimenti inseprimibile. Un esempio del modo in cui mente e corpo interagiscono arriva dagli studi condotti dal professor Biondi, illustre psichiatra dei nostri tempi, che illustra le interazioni tra la sfera psichica e il sostema immunitario. Si parla dunque di psicoimmunologia ovvero dello studio del sistema immunitario quale sistema che reagisce e modifica la sua reattività anche sulla base delle interazioni tra l’individuo e l’ambiente che lo circonda. Pare ormai certo che le nostre emozioni influenzino il sistema immunitario attraverso l’azione diretta del sistema nervoso centrale o tramite la mediazione di meccanismi neuroendocrini: infatti, molti degli ormoni secreti in situazioni “stressanti” modulano la funzionalità del sistema immunitario.

La psicosomatica, branca che vede l’essere umano come inscindibile unità psicofisica, ci insegna dunque a vedere il corpo e i singoli organi come portatori di un linguaggio simbolico: la pelle ad esempio è simbolo della relazione con il mondo, lo stomaco della disponibilità ad accogliere e così via… Proprio per questo motivo, la malattia va intesa come un’opportunità per conoscere meglio una parte di noi stessi. Gli organi in cui si manifesta, infatti, ci raccontano diverse cose che ignoriamo di noi stessi e che possono aiutarci a trovare più facilmente la via della guarigione.

Si dice che ognuno di noi abbia un “punto debole”, una parte del corpo in cui somatizza. Qual è il vostro? Il blog tratterà alcune malattie considerate psicosomatiche ed ovviamente è aperto ai vostri commenti e domande.

Questa voce è stata pubblicata in Psicosomatica e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

2 risposte a Il corpo non mente

  1. Alessandra75 ha detto:

    Buonasera dottoressa,
    innanzitutto grazie per il suo articolo che trovo molto interessante.
    Il mio punto debole è l’intestino. Ci sono dei periodi in cui è particolarmente irritato e sono soggetta a scariche improvvise. La diagnosi è “intestino irritabile” ma a livello organico non è stato trovato niente di che… Il mio medico dice che può essere lo stress…è possibile?
    Grazie.

    • Buonasera Alessandra e grazie per il suo intervento.
      Ebbene sì, nella sindrome da intestino irritabile uno dei principali fattori di rischio è proprio lo stress che nel tempo è poi responsabile dell’esacerbarsi dei sintomi.
      Utilizzando il linguaggio simbolico si può ipotizzare che le scariche servano al soggetto per eliminare parti di sè o sentimenti (come ad esempio la paura) difficilmente accettabili a livello conscio.
      Ciò che consiglio per una migliore gestione della sindrome, oltre ovviamente alla messa in atto delle indicazioni mediche, è uno stile di vita il più sano possibile anche attraverso il controllo degli stati d’ansia e di stress.

      Saluti.

Lascia un commento