L’atroce dubbio dell’asino di Buridano

Conoscete la storia dell’asino di Buridano? Mettetevi comodi così ve la racconto.C’era una volta un asinello che camminando lungo una strada si imbatté in due mucchi di fieno uguali ed equidistanti da lui. L’asino, che aveva un certo appetito, cominciò ad osservarli, voltava il capo alternativamente a destra e a sinistra, indeciso su quale dei due mucchi iniziare a mangiare. Erano entrambi molto appetibili ed assolutamente identici tra loro così l’asino non riusciva a prendere una decisione. Passò il tempo senza che le cose cambiassero e alla fine l’asino morì di fame.

Perché vi ho raccontato questa storiella? Perché può capitare anche a noi di comportarci come l’asino di Buridano, di essere afflitti da un dubbio, da un tormento interiore che non ci dà tregua. In questi casi la nostra natura di esseri umani razionali può portarci a cercare disperatamente la soluzione del dilemma, la risposta esatta ai nostri quesiti e più la cerchiamo, più questa non arriva. Se poi chiediamo consiglio alle persone che ci sono vicine, queste (pur con l’intento di aiutarci), non faranno che accrescere ulteriormente i nostri dubbi.

Mi viene in mente, a titolo di esempio, la storia di Alessandra che giunge da me in studio molto angosciata a causa di un pesantissimo conflitto interiore. Convive da circa dieci anni con Giovanni e da qualche tempo ha scoperto di provare una forte attrazione fisica per Carlo, suo collega d’ufficio. Il dubbio che l’attanaglia è: “Sono ancora innamorata di Giovanni? – “Cosa provo davvero per Carlo?”. E così, ogni volta che sta con il suo compagno cerca di analizzare in maniera “scientifica” i suoi sentimenti, di osservare al microscopio ogni sensazione in modo da indagarne l’origine. Nel frattempo tenta di controllare l’attrazione fisica per Carlo e, più si sforza di non pensare a lui, più si sente sopraffatta dal desiderio. Le continue elucubrazioni mentali non fanno che angosciarla e mettere in stand by la sua vita. Ovviamente anche i consigli delle amiche, con le quali tenta di condividere il suo stato d’animo, non fanno che alimentare in maniera esponenziale i suoi dubbi. Si instaura dunque un circolo vizioso: cercare il senso dei propri sentimenti non fa che amplificare la confusione.

Il dubbio può trasformarsi in un vero e proprio problema e, in alcuni casi, diventare persino patologico. Ricordo di un paziente di 45 anni che era arrivato da me con il seguente interrogativo: “Come faccio ad essere sicuro che non compirò mai un gesto inconsulto?”. Qualche mese prima aveva sentito al telegiornale la notizia di un uomo che in piena notte e, senza un apparente motivo, aveva ucciso la compagna: da quel momento aveva cominciato a dubitare della propria stabilità mentale. “Chi mi assicura che non farò mai una pazzia?”: questa era la domanda che in maniera ricorrente faceva irruzione nella sua testa e che lui cercava invano di reprimere. E così per “risolvere il problema” aveva passato le notti davanti al computer alla ricerca di articoli di psichiatria che potessero fugare ogni suo dubbio ma in realtà, in questo modo, non faceva che ingigantirli. E a nulla servivano le rassicurazioni del fratello, con cui si era confidato: il tarlo del dubbio aveva cominciato a scavare solchi profondissimi nella sua testa e la quotidianità era diventata insopportabile.

Cosa fare in questi casi? Quando abbiamo un interrogativo che ci tormenta e il dubbio si trasforma nella ricerca ossessiva della migliore soluzione, fermiamoci un attimo e chiediamoci: esiste una risposta al mio quesito che possa essere considerata indiscutibilmente esatta e valida per sempre? Se così non fosse, ha senso continuare a cercare affannosamente? Mi sto forse angosciando senza motivo? In poche parole, non è possibile trovare risposte corrette a quesiti sbagliati o del tutto irrazionali anche perché esistono situazioni che non possono essere affrontate utilizzando la logica. La cultura occidentale ci ha insegnato ad utilizzare il pensiero scientifico per trovare il bandolo di ogni nostra perplessità ma ci ha anche portato a dimenticare che non possiamo controllare tutto. Dinanzi allo spettacolo di un tramonto sul mare vi chiedereste che senso ha? Immagino che ve lo godreste e basta. Scegliereste il partner della vostra vita dopo un confronto attento e metodico  con altri possibili pretendenti o sulla base dei vostri sentimenti?

Ricordate: l’intelligente dà le risposte esatte e il saggio fa le domande giuste.

Fonte:
G. Nardone e G. De Santis, Cogito ergo soffro, 2011 Milano, Ponte alle Grazie.

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4 risposte a L’atroce dubbio dell’asino di Buridano

  1. marcoff73 ha detto:

    Ma alla fine Alessandra ha scelto Carlo o Giovanni?
    Se ha fatto una scelta, ha trovato delle motivazioni che le permettono di non avere rimpianti?

  2. Alberto ha detto:

    Buongiorno, ho una nipote di quasi 11 anni che da un po di tempo è ossessionata dal dover mangiare perchè ha paura di rimettere. portata da più medici sono tutti concordi nell’affermare che fisicamente non ha niente che è un fattore psicologico. Il problema che non riesco a farmi dire il vero motivo per cui ha paura, fattosta che ogni volta che c’è da mangiare è un dramma, continua a dire che non vuole mangiare per paura di rimettere, piange e il piu delle volte non mangia o assaggia pochissimo. Se qualcuno ha qualche idea ringrazio.

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